HOMETALK nasce con la consapevolezza, il riscatto e il sorriso di chi, come noi, è in casa, tra smart working, gare di cucina e tanta voglia di tornare ad abbracciarsi.

Ecco il quarto episodio con THE ONIGIRI ART!

Yujia, meglio conosciuto come The Onigiri Art, ha 30 anni, vive a Milano dove lavora nel ristorante di famiglia Sakana e, per chi non lo seguisse su Instagram, trasforma il sushi in oggetti e persone. No, restate calmi, non è un mago. Forse.


Proprio ieri ha postato un bellissimo Totoro di salmone e riso. È quasi più tenero del simpatico animale di Myiazaki, non trovate?
La sua specialità però sono le SHOESHI. Si, fa anche le sneakers di sushi: un’idea bizzarra e visionaria che ha trasformato Yujia in un vero e proprio fenomeno dei social e soprattutto in uno chef-artista.
Riso, salmone, un pizzico di creatività e giochi di parole gli permettono di creare opere – accantonando per un attimo le sneakers, come Post Salmone o Trafish Scott, solo per citare alcuni dei suoi ultimi ritratti.Ma è solo questo? Voglio sapere qualcosa in più, qualche aneddoto… e lo videochiamo dopo pranzo (meglio arrivare a pancia piena, dato che il sushi fa gola un po’ a tutti). Mi risponde, super sorridente e con un paio di cuffie giganti in combo ad una tee dei Migos, anzi dei SASHIMIGOS.Nonostante sia ormai la quarta intervista di Hometalk che scrivo, ancora non ho imparato ad essere sintetico. Quindi direi che termino l’intro e lascio che sia Yujia a parlare di se!yu

Ciao Yujia, da quando è iniziata la quarantena hai postato un bel po’ di sushi artworks. È così che stai passando il tempo? Raccontaci la tua giornata tipo.

È un pò di tempo che non mi metto al lavoro: i post che sto pubblicando sono creazioni vecchie alle quali ho apportato alcune modifiche. Sono infatti ormai tre anni che mi impegno a pubblicare un post al giorno e per questo motivo ho necessità di proporre contenuti del passato con qualche rivisitazione. La mia giornata tipo? Addormentandomi alle tre di notte mi sveglio tardi, alle 10 preparo la colazione e fino a pranzo cazzeggio sui social come chiunque altro. Successivamente mangio, caffè e un po’ di relax prendendo il sole dalla finestra. Ogni giorno cerco di postare alle 15:00 e sfrutto il pomeriggio per fare un po’ di allenamento. Arrivata la sera ceno e poi via con Netflix: sto guardando Peaky Blinders e sono alla 5a stagione, un po’ lenta ma molto interessante. Nonostante siano saltati alcuni progetti e collaborazioni c’è un piccolo aspetto positivo di questa quarantena ed è che, non mangiando fuori da due mesi, ho una dieta leggermente più equilibrata e come conseguenza ho anche perso 3 kg! (ride, ndr)

Asporto da quarantena?

Senza dubbio cucina cinese: è quella che meno perde la sua qualità se asportata. Con la pizza c’è sempre il rischio che arrivi “molliccia” e anche il sushi stesso arriva diversamente rispetto a quando ordinato al ristorante.

Prima di diventare The Onigi Art, Yujia lavorava nel ristorante di famiglia “Sakana”. Arte da parte: come nasce la tua passione per la cucina?

Onestamente non nasce come una vera e propria passione. Ho fatto il liceo artistico ma a 18 anni ho dovuto abbandonare gli studi per dare una mano in famiglia. Nonostante sembra quasi io sia stato costretto ad avvicinarmi a questo mondo per me oggi il sushi rappresenta una vera e propria arte: è innanzitutto una pratica manuale e la fase di impiattamento ha un che di artistico. Quando ho iniziato quasi non ci facevo caso ma, giorno dopo dopo giorno, era ormai diventato parte della mia vita. Sfilettare il pesce, selezionarlo o anche realizzare un semplice nigiri era diventato parte di me. Da li poi, più di 3 anni fa, scattò la scintilla. Un giorno, preso dalla noia, mi dilettai a realizzare un nigiri a forma di squalo. Non posso considerarlo però un vero e proprio lavoro, dato che il primo in assoluto a poter prendere tale appellativo fu il ritratto di Steve Aoki: partii dalla forma triangolare del nigiri aggiungendo baffi capelli e i dettagli di Steve e in quel momento realizzai che il mio spirito creativo iniziava a fondersi con il lavoro. Così è iniziato l’upgrade di Yujia in The Onigiri Art.

Ti senti più chef o artista?

Ora come ora mi sento più un artista, ma credo che arte e cucina siano per me due cose legate: se non fossi stato chef, non sarei questo genere di artista e il fatto che io sia un artista mi ha permesso di essere uno chef molto diverso dagli altri. All’interno del mio percorso credo che la mia esperienza di studi al liceo artistico sia stata fondamentale, conferendomi una mentalità più aperta e diversa dagli altri mi ha spinto ad andare oltre al semplice nigiri. Ho sempre avuto in testa una voce che mi dice “ perché non fai qualcosa di diverso dal solito?” E così ho fatto! Per dire, in tempi non sospetti io i maki coi nachos li facevo tanti anni prima che andassero di moda… e la gente mi diceva che schifo! (ride, ndr)

https://www.instagram.com/p/BypltEBijZR/

Quando sei tu ad andare fuori a cena, invece, cosa ordini? Il menu di The Onigiri Art.

Quando vado fuori devo in primis tastare la qualità del sushi e della cucina ordinando un hosomaki al salmone. Oltre al fatto che mi piace il salmone, in questo modo ho la possibilità di percepire la qualità di alga, riso e specialmente del pesce. In ogni caso a tavola non manca mai il wasabi, apre le narici e permette di apprezzare meglio il sapore del pesce.
Se invece devo dirti il mio uramaki preferito, beh, ce ne sono talmente tanti che è difficile risponderti ma ti dico il mio CALIFORNIA MAKI: avocado, gambero, maio, salmone e insalata. Un altro maki di mia invenzione che apprezzo tanto è il maki con il mais, che accompagno con Sprite, limone e ghiaccio. Si, Sprite. Ora penserete: ”Mangi il sushi con la Sprite?”. Si, lo faccio e ci sta, perché la Sprite esalta il gambero e mi permette di apprezzare meglio il suo sapore.

La tua “cucina rivoluzionaria” ha scatenato un vero e proprio boom mediatico nel 2017. Ti va di raccontarci come hai vissuto quel periodo e con quale dei tuoi lavori hai raggiunto maggior visibilità?

Indubbiamente Instagram ha aiutato molto il mio processo di evoluzione e senza questa vetrina mediatica aperta al mondo probabilmente non sarei The Onigiri Art. L’esplosione mediatica nasce con i ritratti dei giocatori NBA: la ESPN mi chiese di repostare i miei lavori e da quel momento riviste e magazine di tutto il mondo hanno incominciato a cercarmi, i miei numeri su IG sono saliti e ho capito la potenza delle mie creazioni, iniziando ad apportare modifiche. Son passato così dalla tipica forma triangolare del nigiri a una ovale che somigliasse a un viso, con aggiunta di naso bocca, orecchie e dettagli vari. La lampadina però si è accesa dopo aver fatto il nigiri di Michael Jordan. Mi son detto “perchè non fare anche le Air Jordan?”: così sono nate le SHOESHI. Ed ecco Hypebeast, Highsnobiety e compagnia bella. Ricordo ancora che in quel periodo aprivo instagram e davanti ai miei occhi vedevo una slot machine di notifiche. Una roba impressionante. Ho deciso di cavalcare l’onda e son passato anche ai rapper, come i Migos che puoi vedere sulla mia maglia. Ricevevo 2/3 mail al giorno per interviste, che giravano tradotte in tutte le lingue del mondo e sono tutt’oggi impressionato per il successo mediatico raggiunto. Un repost al quale tengo particolarmente è quello di Steve Aoki, artista con il quale sono riuscito addirittura a collaborare: la sua etichetta Ultra Music mi chiese alcuni lavori per pubblicizzarlo e realizzai anche una cover di un suo singolo in collaborazione con Sony. Inoltre, quando venne a Milano ho avuto la possibilità di incontrarlo per consegnargli “il suo ritratto di sushi”. Un cerchio che si chiude, DALLE TORTE AL SUSHI.

Tante collaborazioni, quindi. Qual’è quella alla quale sei maggiormente legato? Chissà cosa ti riserva il futuro.

Rispetto alle tante altre, la collaborazione con 88rising mi ha lasciato qualcosa in più. Essendo una miniserie in cui rappresentavo vari personaggi, mi ritrovai a essere chiuso in una location 9 ore di fila a fare le riprese e ciò fu molto stancante ma anche soddisfacente. Non avevo mai fatto una roba del genere e lavorare con professionisti del settore mi ha fatto capire dove ero arrivato e che ormai fare SHOESHI non era più un semplice gioco. Anche io ero diventato un professionista. Vorrei citare un’altra collaborazione alla quale mi sento molto legato e che ha portato una soddisfazione personale immensa: i Fall Out Boy, idoli della mia infanzia, mi chiesero un ritratto via mail. Inoltre ricevetti un commento da parte loro con scritto “sono un tuo fan”. Non potevo crederci, essendo fan io prima che loro è stata una sensazione unica. Per quanto riguarda il futuro, purtroppo, rappresenta una bella incognita. Per via di quello che sta accadendo è difficile pensarci ma posso rivelarti la mia collaborazione dei sogni: NIKE. In quel caso si che potrei dire “cazzo ce l’ho fatta!”.

Ristorante creativo The Onigiri Art: è una mia suggestione o è un’idea che già frulla nella tua testa?

No, non lo è. Prima della pandemia insieme a mio fratello avevo intenzione di aprire un ristorante a tema ma, fortunatamente, non siamo andati cosi a fondo. Nonostante il mio lavoro sembri molto più apprezzato all’estero ho molta fiducia nell’Italia, sperando che piano piano possa essere pronta a una roba del genere. Confido in primis su Milano, che si è sempre rivelata una realtà open mind e aperta ad ogni tipo di iniziativa.

A quale proposta azzardata risponderesti WHY NOT?

Io sono aperto a tutto e risponderei in questo modo a qualsiasi cosa ma, come prima cosa, DEVE COLPIRMI.
Quindi, WHY NOT a qualsiasi cosa!

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Intervista a cura di Francesco Alberani